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La stampa e i suoi misteri

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Quante pensate siano le tecniche da stampa usate al giorno d’oggi? Una, due al massimo? In realtà sono molte di più di quante crediate! Qui di seguito in forma sintetica vi elenchiamo i principali processi. Come funzionano i diversi sistemi e che cosa li caratterizza? In quali ambiti si impiegano e quanto sono diffusi? Ecco le risposte alle vostre piccole curiosità:

Stampa tipografica questa tecnica è la più antica, inventata da Gutenberg, utilizzata largamente fino a metà degli anni ’70, ora solo in alcuni giornali. I caratteri sono più elevati nella disposizione, rispetto agli elementi da non stampare, e con l’applicazione dell’inchiostro sulla lastra da stampa, i caratteri lasciano il segno sul foglio.

Stampa calcografica sviluppata a partire dall’acquaforte, eliotipia e incisione, questa tecnica è usata soprattutto per tecniche artistiche, il disegno si incide sulla lastra, e a seconda della profondità, possono contenere quantità diverse di inchiostro. In poche parole, è l’opposto della stampa. tipografica. Viene usata nei cataloghi, periodici e volantini.

Stampa planografica qui la particolarità è che le parti da stampare e non si trovano sullo stesso livello. Le forme più note sono la litografia e la stampa offset. La lastra viene rivestita di grassi (inchiostro), nelle parti da stampare, e acqua, negli spazi vuoti, sfruttando così le proprietà fisiche dei due elementi. Il 60% circa dei lavori di stampa viene effettuato così.

Serigrafia i punti da stampare si trovano nelle aperture di una sagoma o nelle zone di un tessuto in plastica non coperte dalla colla. Queste aperture spesso sono poste su un setaccio o su un tessuto in materiale plastico teso su un telaio. Utilizzando una racla (lunga lama che ha la funzione di distribuire uniformemente l’inchiostro sui cilindri inchiostratori) in gomma si passa il colore sopra le aperture esercitando una determinata pressione, mentre una sagoma copre le parti che non vanno colorate. La serigrafia funziona su oggetti come le bottiglie, su tessuti, stoviglie ecc.

Stampa tampografica questa permette di stampare su superfici irregolari per mezzo di un tampone flessibile in silicone Stampa digitale questo termine identifica un sistema di stampa dove la forma da stampare viene generata attraverso processi elettronici e impressa direttamente sul supporto, generalmente cartaceo.

Stampa a caldo è un sistema di stampa diretta a bobina, nel quale il trasferimento dell’elemento di contrasto è ottenuto con l’effetto combinato di pressione, calore e velocità di distacco. L’elemento di contrasto termotrasferibile è interposto tra la forma da stampa e il supporto da stampa. La temperatura adeguata per poter stampare deve rimanere tra i 90° ed i 150°C. Si impiega per la personalizzazione di articoli come buste, scatoline, sacchetti in tessuto, ecc.

Stampa rotocalco si basa sul trasferimento di inchiostro a cilindri metallici incisi con piccoli alveoli dai quali l’inchiostro viene rilasciato al supporto da stampare. Il motivo principale della brillantezza della stampa rotocalco è dato dal fatto che l’inchiostro non viene pressato (tipografia) o stampato per rimbalzo (offset) ma prelevato dal supporto mantenendo le caratteristiche di brillantezza e coprenza. La stampa rotocalco mira a rendere l’imballo più appetibile da un punto di vista estetico e attirare l’attenzione del consumatore; è ideale per medie e lunghe tirature.

Flexografia si tratta del trasferimento di inchiostro a matrici in polimero con grafismi in rilievo che trasferiscono l’inchiostro al supporto da stampare. In passato veniva usata solo per stampare imballaggi e cartoni, ora anche per altri materiali.

 

È vero che nelle tipografie si usano tutte queste tecniche, ma è anche vero che le più usate oggigiorno sono due: la stampa offset e la stampa digitale. È molto più facile sentir parlare di una di queste, ma non sempre si hanno ben chiare le idee sulle differenze che separano le tecniche. Per trovarne i punti di divergenza è meglio descriverle nel migliore (e semplice) dei modi:

STAMPA OFFSET

Un po’ di storia: potremmo considerare la stampa offset come una evoluzione “industrializzata” della litografia, una tecnica di stampa diretta inventata alla fine del Settecento che prevede la creazione dell’immagine tramite la pressione di una lastra di pietra (opportunamente bagnata e inchiostrata) direttamente sulla carta. A differenza della litografia, l’offset è una stampa indiretta come abbiamo detto. La stampa offset viene inventata dal litografo statunitense Rubel che nel 1904 scopre casualmente il principio dell’impressione indiretta e realizza così la macchina basata su tre cilindri che abbiamo visto. L’invenzione viene poi perfezionata in Germania e Inghilterra. È una stampa di tipo indiretto. L’immagine viene creata su una lastra matrice, da qui viene trasferita su un supporto di caucciù e tramite questo impressa sul foglio di carta. La gomma infatti permette di stampare con grande precisione (all’ordine dei micron) anche su superfici non lisce. Il meccanismo è composto da tre cilindri. Nel primo cilindro è posizionata una lastra di alluminio molto flessibile: questa è la matrice dell’immagine opportunamente inchiostrata. Il secondo cilindro è rivestito con una tela in gomma di caucciù e riceve l’immagine dalla matrice per poi imprimerla sul foglio. Il foglio scorre quindi tra il cilindro di caucciù e il cilindro di contropressione che favorisce la corretta stampa dell’immagine premendo il foglio sul cilindro di caucciù. Nella stampa offset la preparazione della matrice si basa sul principio di repulsione fisica tra acqua e sostanza grassa (l’inchiostro). La matrice infatti è piana, le parti di alluminio che non devono contenere inchiostro vengono bagnate da acqua, in questo modo il colore può depositarsi solo sulle zone che contengono l’immagine da stampare.

STAMPA DIGITALE Un po’ di storia: il digitale si affaccia nel mondo della stampa alla fine degli anni Novanta. Il vero è proprio boom si ha grazie a una rivoluzione dal lato software: con la diffusione del formato pdf realizzato da Adobe nel 1993. In questo modo era possibile mandare in stampa immagini uniformi create su dispositivi diversi. La tecnologia HP Indigo è stata inventata all’inizio degli anni Duemila e si è diffusa nel mondo della tipografia industriale negli ultimi 15 anni. Anche in questo caso la stampa avviene attraverso il meccanismo dei tre cilindri principali, la differenza è che il cilindro matrice è realizzato digitalmente: l’inchiostro è caricato elettricamente in un liquido e quindi può essere posizionato accuratamente sulla lastra usando campi elettrici controllati. Questo vuol dire che virtualmente ogni frazione di secondo è possibile cambiare l’immagine contenuta nella matrice e che quindi andrà in stampa. Bisogna sapere inoltre che queste due tecniche hanno anche vantaggi e svantaggi diversi, pertanto non sono ancora completamente sovrapponibili. Per esempio la stampa offset richiede un costo elevato per la preparazione della matrice iniziale, inoltrarono si può modificare la lastra, ma solo sostituirla (in circa 90 secondi). Se si vogliono stampare poche copie, conviene usare la stampa digitale, infatti quella offset con un numero ridotto di prodotti non riesce a ricoprire le spese della matrice, anche se a tirature molto alte i ruoli si invertono. Il principale svantaggio della stampa digitale è che non si possono utilizzare fogli di grande formato, nei quali si possono accorpare diversi prodotti per abbattere i costi. Inoltre la qualità è leggermente più bassa, ma solo un occhio esperto la può riconoscere.

 

Interessante è questo video riguardante la storia della tipografia a caratteri mobili di Silvio Antiga, collezionista di caratteri mobili. La collezione, oggi una delle più complete ed esaustive che riguardano la storia tipografica italiana del XIX e XX secolo, è esposta al Museo del carattere e della tipoteca a Cornuda in provincia di Treviso. Di seguito il video.

 

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